UN LAZZARETTO PER MONDOLFO

Non sappiamo se Mondolfo, nelle epoche più remote, disponesse di un apposito lazzaretto. Se c’era, esso si trovava – per ovvie ragioni – fuori dalle mura cittadine, probabilmente lungo una strada principale ed esposto ad oriente. Certo, però, da un’epoca in poi la nostra città si poté giovare di un ospedale il quale, con tutta probabilità, servì anche come “lazzaretto” nei momenti di bisogno. Del resto, a questa funzione – se così possiamo dire – fu utilizzata pure l’Osteria di Marotta, e ciò in linea con quanto accadeva in vari altri luoghi dove, le locande, erano appunto trasformate all’occorrenza in lebbrosari. Abbiamo visto, infatti, come nel 1631 vi trascorresse la quarantena certo Conte Antonio Campeggi, sospettato giungere da luoghi colpiti da peste. Anche il Convento di San Sebastiano fu – almeno in una occasione – utilizzato quale luogo di raccolta per ammalati contagiosi e, a tale funzione, fu adibito anche il fabbricato della Società di Tiro a Segno di Mondolfo sino a che il comune non si attivò direttamente per la costruzione di un lazzaretto. Si trattò di una vicenda particolarmente travagliata quella della esistenza di un autonomo lazzaretto a Mondolfo probabilmente perché (e per fortuna) detto stabile di fatto fu non utilizzato per cui la sua ubicazione, conformazione e cura fu qualcosa considerato come “obbligatorio” per superiori disposizioni e per ovvie ragioni di praticità, ma di fatto di scarso immediato interesse. Già nel luglio del 1910, il perito Ettore Roscetti riceveva formale incarico da parte della Giunta di compilare un progetto per i lavori da effettuarsi in una casa acquistata dal sig. Buccelletti col fine di adibirla a lazzaretto. Nell’autunno del 1911 la ristrutturazione era terminata: vi avevano lavorato le maestranze della Cooperativa Muratori di Mondolfo. Si provvedeva anche, dal gennaio dell’anno successivo, a nominarvi un custode. L’acquisto e la sistemazione del lazzaretto non era stato però un grand’affare: “Detto posto che si dovette acquistare in fretta e furia, non soddisfa in nessun modo la popolazione che alla circostanza si rifiuterebbe di andarci ed anche dall’attuale Sig. Medico Provinciale fu in una sua visita a Mondolfo riconosciuto insufficiente ed inadatto per lo scopo a cui dovrebbe essere adibito”, si lamentava in seno al Consiglio comunale. Si prese così l’occasione al volo quando certo Luigi Pelinga offrì di acquistare lo stabile ed il terreno (di tavole 0,35) al fine di creare un tutt’uno con altro suo terreno precedentemente acquistato ma privo di casa. Per £ 1800 il Municipio alienava il lazzaretto e depositava il ricavato in un libretto delle Casse Postali del Regno al fine di poi provvedere ad altro locale uso lazzaretto, acquistando nell’ottobre del 1914 dai Signori Piccioli Luigi di Gaetano e Peruzzi Superna in Piccioli una casa, sita in Via Monteciappellano, “composta di piani due e vani quattro oltre una capanna con terreno annesso”. Non sappiamo poi come andò a finire la cosa: forse le ristrettezze della Grande guerra che di lì ad un mese sarebbe cruentemente scoppiata lasciarono cadere il tutto. Nel rinnovato ospedale Bartolini, comunque, la creazione di un apposito reparto per malattie infettive effettuata dopo il terremoto del 1930, risolveva la questione.