TORRE PIEZOMETRICA

Non tutti sanno che la Torre piezometrica (torre dell’acquedotto, come ai più è nota), si costruisce a Mondolfo nell’immediato dopoguerra grazie ad una “furbata” di tutte le forze politiche mondolfesi unite insieme e concordi. Leggiamo nelle pagine scritte per Archeoclub da Alessandro Berluti nel libro “Mondolfo e Marotta nel Dopoguerra. Gli anni della ricostruzione”: “Per quanto riguarda i finanziamenti – ma probabilmente anche per accelerare la progettazione – ci pensa l’On. Tupini, grazie ad un’abilissima mossa attuata unanimemente dalle forze politiche di Mondolfo. L’obiettivo acqua è troppo importante per rimanere arroccati su posizioni ideologiche contrapposte, quando è necessario fare fronte comune per il bene superiore di tutti indistintamente i cittadini e, allorché si presenta l’occasione nei primi mesi del 1946, tutti i partiti di Mondolfo la colgono al volo. Ciò accade in vista dell’arrivo a Mondolfo dell’Onorevole Umberto Tupini, Democristiano. In quei mesi, oltre ad essere esponente di spicco del partito che esprime il Primo Ministro, è uno dei rappresentanti della Provincia di Pesaro e Urbino in seno alla Consulta Nazionale, l’organo istituito nell’aprile 1945 con un compito di controllo sul Governo e di consulenza dello stesso . Nominati dall’Esecutivo, i consultori sono designati dai maggiori partiti politici fra gli ex parlamentari antifascisti, fra gli appartenenti a categorie e organizzazioni sindacali, culturali e reduci, e conducono sino alle elezioni del giugno 1946 – quando la Consulta sarà sciolta per dare posto all’Assemblea Costituente – un importante e fondamentale lavoro.
La strategia messa a punto da tutti i partiti è semplice : Tupini sarà accolto a Mondolfo con i più solenni onori, da parte di tutti si mostrerà il massimo consenso, tutta la popolazione – a prescindere dall’orientamento politico – parteciperà in massa al comizio dell’Onorevole democristiano, applaudendo e chiedendo a gran voce una cosa sola: acquedotto. Di fatto Tupini arriva a Mondolfo in vista dell’imminente campagna per l’Assemblea Costituente, che lo vedrà eletto proprio nella Provincia di Pesaro e Urbino nelle fila della Democrazia Cristiana . Accolto dalla Banda, tiene nella Piazza del Comune un gremitissimo comizio, sottolineato da uno scrosciare di applausi e da un consenso che appare quasi smisurato, totalitario. La promessa è fatta: Mondolfo – assicura Tupini – avrà il richiesto acquedotto .
Non sono promesse da mercante.
Il 2 aprile 1946, la nuova Giunta comunale – scaturita dalle amministrative di marzo – “ritenuto che il Ministero dei Lavori Pubblici ha già disposto il relativo finanziamento, all’unanimità delibera di assumere a carico del Comune il 50% della spesa che lo Stato incontrerà per la costruzione dell’acquedotto, [e] di rimborsare allo Stato la suddetta somma in trenta annualità costanti senza interessi, decorrenti dal terzo anno successivo a quello in cui è stato redatto il verbale di collaudo” .