Sotto la neve, pane: proverbi della tradizione mondolfese

L’abbondante nevicata di questi giorni che ha interessato anche uno dei borghi più belli d’Italia ci riporta ad antiche pagine di storia mondolfese. Intanto i proverbi, come quelli della tradizione contadina che dicevano “sotto la neve, pane” per alludere all’effetto benefico sulle colture cerealicole portato dalla neve, cereali che costituivano l’essenza dell’economia di questo territorio, tanto che l’oro del grano imbiondito sulle colline in giugno campeggia nel vessillo comunale assieme al blu dell’Adriatico. Ma, la presenza di neve, serviva anche per rimpinguare le scorse nella neviera pubblica. Ubicata in quell’area che tutt’oggi porta questo nome – Largo Neviera – si trovava esposta a nord ed era una stanza per la conserva della neve: dall’inverno, ben pressata ed isolata, giungeva sino alla successiva estate: ancora agli inizi del ‘900 l’Ospedale Bartolini – oggi casa della salute – si serviva del contenuto della neviera per approvvigionarsi di ghiaccio a favore dei propri degenti. Parlare di neve e dei fenomeni ad essa connessi, significa pure ricordarsi delle candelore, quelle concrezioni di ghiaccio che si formano dallo stillicidio dell’acqua della neve che si scioglie e poi gela (le vediamo in tanti tetti). La Madonna della Candelora (2 febbraio) dice un antico proverbio “dall’inverno siam fora, ma se facciam ben i conti, mancan ancora 40 giorn”. In effetti nella ruota dell’anno, la Candelora è una sorta di porta tra l’inverno, oramai al suo declino, e l’imminente primavera: ma appunto… l’inverno non ci ha lasciato senza la neve; del resto un altro proverbio ricorda: “L’invernata non resta in cielo” alludendo al fatto che, prima poi, i rigori dell’inverno giungono sempre.